lunedì 7 settembre 2009

Ciao Maurizio. Ciao compagno, fratello, amico, poeta.

Eravamo in parecchi, in quel periodo, a scrivere poesie. Qualcuno era anche stato gratificato del titolo di ‘poeta’; un poeta da battaglia, che scriveva sia sulle vicende drammatiche, che avevano portato ai licenziamenti della Contraves, e poi al presidio, durato per anni, con quel gruppo di persone là fuori, davanti alla fabbrica, a ricordare alle anime belle, e a quelle un po’ più sporche, che la crisi non poteva essere pagata da padri e madri di famiglia.
Tutto questo ormai è storia, ed un pezzo di quella storia stanotte è andato via. Mi piacerebbe pensare che ha raggiunto Francesco Babusci, partito un po’ prima, e naturalmente Maddalena, la sua compagna di vita. Se il paradiso è un’invenzione, è in questi momenti che se ne comprende l’esigenza. Perché mai, come adesso, vorremmo pensare che quel grande cuore di Maurizio Conte, ‘Bud’ per gli amici, i compagni e i fratelli, batta ancora in qualche modo, in qualche forma. Però, Maurizio, il paradiso lo voleva sulla terra, soprattutto per gli sfruttati, per gli ultimi, e lottava per questo. L’ha fatto soffrendo, contro nemici e contro presunti amici, ma è il destino di ogni anima grande. Lui, che veniva da DP, affermava con fierezza di essere un ‘aspirante comunista’, perché aveva rispetto per un’idea che molti ‘comunisti’ usavano come ornamento o come giustificazione, o pretesto. Si condivideva, con Maurizio, l’orgoglio di essere l’ala più ‘libertaria’ (o ‘freak’ come dicevamo scherzando) del gruppo. Non perché le analisi politiche di Maurizio fossero meno lucide di altri, ma perché partivano dalla persona, dall’uomo, non dall’economia (una lezione che i sindacati hanno dimenticato da tanti anni, le ultime notizie di prossimi accordi tra confindustria e sindacati ne sono ulteriore evidenza).
Non ricordo tutte le poesie di Maurizio, so che i ricordi arriveranno uno dopo l’altro, a pezzi. So che ho guardato le fotografie che ho a casa, in un pannello attaccato alla parete con alcuni momenti significativi del mio passato. In quel pezzo di storia che riguarda quegli anni della fabbrica, nelle foto lui c’è sempre, una foto davanti al Presidio bruciato per la settima volta da ‘ignoti’, un’altra durante le feste organizzate davanti alla fabbrica per far venire la gente, le famiglie senza più uno stipendio. E quella poesia per la festa della donna, quando volantinammo distribuendo mimose alle operaie e impiegate che entravano mentre noi eravamo ancora là fuori. Altri ricordi arriveranno. Non so se esiste un paradiso per chi ha lottato e per chi ha combattuto per i poveri, per gli ultimi, per la gente sfruttata. Nell’attesa, Maurizio, sei nel nostro cuore e nella nostra anima. Ciao compagno, fratello, amico, poeta. Per te, in questo momento, non ce la faccio a scrivere una poesia. Posso solo spezzare la penna e abbracciarti.

1 commento:

Massimo ha detto...

mi associo pienamente, abbiamo perso un amico sincero. sono addolorato.
Massimo, suo ex compagno di lavoro.