mercoledì 31 dicembre 2008

Nelle nostre feste più belle...

Se mi uccidono
appoggiatemi a una roccia,
il viso rivolto al vento,
ch’io muoia
sotto le nubi della sera,
nell’erba del mattino.

Se muoio nel mio letto,
mettetemi nudo sulla terra,
su una collina del mio paese,
e che l’oblio mi liberi;
o ricordatevi di me,
durante le vostre feste più belle.

(‘Testamento’, di Samih Al Kassem, poeta palestinese)








"Quello in corso a Gaza è un massacro,non è un bombardamento, è un crimine di guerra e ancora una volta nessuno lo dice"
padre Manauel Musallam, parroco a Gaza, 27 dicembre 2008

Se avessi anch'io fatto il mio dovere di uomo, se avessi cercato di far valere la mia voce, il mio parere, la mia volontà, sarebbe successo? E perciò è necessario che spariscano gli indifferenti, gli scettici, quelli che usufruiscono del poco bene che l'attività di pochi procura, e non vogliono prendersi la responsabilità del molto male che la loro assenza dalla lotta lascia preparare e succedere. (Antonio Gramsci)

La citazione di Gramsci compare in un articolo, pubblicato dal Manifesto nel 2002, del fisico Daniel Amit, israeliano, cittadino italiano dal 1999, grande pioniere nello studio delle reti neurali, recentemente scomparso. Daniel Amit era nato in Polonia nel 1930, immigrato in Palestina nel 1940, e' stato professore di Fisica prima a Gerusalemme quindi a Roma dal 1991, dove ha preso la cittadinanza italiana. Oltre ad essere un grande ricercatore, Daniel Amit era noto per il suo impegno di pace soprattutto (ma non solo) rispetto al conflitto israelo-palestinese.
Questi sono alcuni stralci dal sito della Rete Ebrei Contro l'occupazione.

Come israeliano Daniel si sentiva responsabile in prima persona per le scelte sciagurate dei vari governi israeliani. Nello stesso articolo scriveva: "Quando si torna da laggiù, (I territori palestinesi) si capisce un po' l'incubo di Primo Levi, che sogna di essere tornato nella sua Torino, e attorno a un tavolo, a cena, di cominciare a raccontare Aushwitz, e si accorge che nessuno lo sta ascoltando (non perché Ramallah assomigli ad Aushwitz, o perché io sono un reduce di Ramallah, ma perché gli orrori non si possono raccontare abbastanza, e ascoltarli o leggerli è sempre troppo".)
E rispondendo ad alcune lettere, sempre sul "Manifesto" nel gennaio 2002, che difendevano con motivazioni ipocrite e pretestuose l'operato di Israele usando come scudo la Shoah, scriveva:
"Qui l'oggetto non è tra pratiche palestinesi e valore della Shoah, ma fra queste e i comportamenti di Israele. Basterebbe guardare le statistiche con più di 1200 palestinesi uccisi negli ultimi 15 mesi, per vedere quanti bambini, donne, vecchi, vi figurano. E la distruzione solo 3-4 giorni fa di 30 abitazioni a Rafah, nella Striscia di Gaza lasciando 500 persone senza tetto, in che categoria va messa rispetto alle memorie e le lezioni della Shoah'?.Come affermano a testa alta i 53 militari,(obiettori) Israele non si salva con le bugie, né con l'annientamento di un altro popolo: Il futuro di Israele si salverà e si salderà unicamente con i valori della Shoah, quelli autentici, della percezione della sofferenza dell'altro, con il rispetto dei diritti dell'altro. In termini pratici con l'eliminazione delle colonie (tutte) che sono ciascuna in se un atto di violenza e di illegalità, con l'accettazione che "i territori occupati non sono Israele".
E rispondendo a Gad Lerner in un articolo dell'aprile 2002 sempre sul Manifesto scriveva a proposito del terrorismo:
"Noi israeliani sappiamo che il problema di fondo non è il terrorismo palestinese. E' l'occupazione militare, la negazione di tutti i diritti e in contravvenzione di tutte le risoluzioni dell'ONU e l'esproprio legato alla costruzione e all'espansione delle colonie. Non come dice Lerner dal 1993, ma dal 1967. E' imperdonabilmente miope attribuire a una strategia palestinese il terrorismo. Il terrorismo è una via senza uscita e lo sanno i palestinesi ben prima di noi, anzi lo considerano un pericolo mortale per la loro società futura, post- occupazione. Il terrorismo, serve come pretesto a Sharon, che non ha alcuna politica alternativa alla guerra, a Bush per distruggere l'Afghanistan e forse a qualcuno in Italia.
"Non dimentichiamo che il terrorismo suicida non esisteva affatto fino a sei-sette anni fa, ma l'occupazione invece si. Non riusciamo a non leggerlo come un frutto partorito dall'occupazione.. E' perciò che quando un israeliano con gli occhi aperti si trova di fronte a un atto di terrorismo orrendo risponde come Nurit Peled, la cui figlia è stata uccisa in un'esplosione a Gerusalemme, a Netanyahu "E' colpa tua".
Anche sul Ruolo dell'Unifil nel sud del Libano Daniel aveva le idee chiare, scriveva nel 2006 a proposito della missione:
"Le notizie dal fronte pacifista italiano, testimoniano di una sindrome simile a quella della sinistra israeliana. Sembra una corsa al sostegno del ruolo italiano nel sud-Libano come forza militare sotto l'egidia dell'ONU. Da un lato appare una rivincita sul ruolo italiano umiliante e assai controverso in Irak, in Afganistan, in Kosovo. Le considerazioni politiche della guerra e del dopo-guerra nel Libano sono del tutto assenti: Unica cosa che si propone come giustificazione di quella esultanza è il fatto che l'intervento militare (perché di intervento militare sitratta) è coperto dalla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza: Sembra proprio quella tipica euforia legata al rovesciamento dei ruoli: eravamo in forte opposizione alla presenza militare italiana in Irak perché non era sancita dall'ONU: Ora stiamo orgogliosamente a favore perchè i nostri sono al governo e l'ONU siamo noi."
La perdita di Daniel, della sua sensibilità umana e politica che lo rendeva capace di leggere così attentamente ed empaticamente la realtà ci lascia oggi attoniti e un po' più soli nel contrastare una situazione "straziante per l'assenza di qualsiasi opposizione correttiva che rende la vita insopportabile, in primo luogo a una generazione abituata alla mobilitazione, alla lotta politica effettiva, per rendere veritiero lo slogan "mai più".
Miriam Marino per la Rete Ebrei Contro l'Occupazione.

Il sito della rete - http://www.rete-eco.it/ - è al momento irraggiungibile.
Esiste un sito europeo degli "ebrei d' Europa contro l' occupazione":
http://www.ejjp.org/che invece funziona regolarmente.

mercoledì 24 dicembre 2008

Tempo di auguri?


Tempo di auguri? Certo, è la scadenza annuale, timbriamo pure il cartellino.
Malgrado le intenzioni e i preparativi, forse non sarò a Kraljevo, a Capodanno, fisicamente, almeno. Col cuore si. Ancora una volta, a srce u Srbiji.
‘Colpa’ un po’ dei giorni contati, un po’ della retribuzione che, malgrado il ministro-dai-tre-stipendi la giudichi esorbitante, costringe a fare delle scelte (e a rimandare viaggi). Ma il cuore è sempre lì. E anche altrove. Non è retorica, retorica sono le stucchevoli dichiarazioni che sentiremo in televisione, le ipocrite beneficienze con le quali si rifanno il trucco i responsabili dei disastri e dei massacri (memorabile la vignetta di Vauro con la Morte che si rifaceva il trucco dopo la distruzione dell’Iraq, prima dell’intervento dei ‘ricostruttori’). Ipocrita è l’impegno di tutti quelli che non hanno mosso un dito per evitare tutto questo e che ora spendono tempo, energie, interpellanze, denunce per torturare una ragazza in coma e suo padre, che ancora non può permettersi il dignitoso e sacrosanto diritto di vivere il proprio dolore con addosso le unghie di questi ipocriti ‘difensori della vita’.
Ci sono bambini che stanno morendo e che, loro si, potevano e potrebbero essere salvati. Ma con loro non ci si fa pubblicità, non si guadagnano posti in paradiso e non ci si sente più buoni conversando nei salotti. Ecco perché noi, a natale, continuiamo a fare quello che facciamo sempre. Solidarietà, condivisione, compassione (nel senso di condividere la passione); non per sentirci più buoni, perché è quello che sentiamo di dover fare. Perché del paradiso in cielo non sappiamo nulla, ma cerchiamo, per noi e per gli altri, di rendere meno infernale questa terra. Non solo a Natale. Buon Natale.
Vuk (Lupo)

venerdì 5 dicembre 2008

Fatalità prossime venture

E’ un po’ triste che una direttrice scolastica debba affidarsi al Gabibbo o ad un suo collega, per denunciare il degrado della propria scuola. Per chi sogna ancora un società dove l’educazione, o almeno la salute di alunne e alunni, sia tenuta in considerazione, è deprimente vedere che solo attraverso lo spettacolo, e non attraverso le segnalazioni alle autorità competenti, si possa informare sul rischio di prossime ‘fatalità’. L’attenzione, poi, è quella del grande pubblico: facile da catturare quanto da dirottare; le autorità competenti le situazioni di degrado le conoscono, perché le segnalazioni vengono fatte in continuazione. Solo che i soldi non ci sono. Servono per comprare elicotteri da guerra (sulle spese militari un governo vale l’altro), magari per bombardare scuole in altri paesi, o per salvare banche o svendere compagnie aeree agli amici. Eccetera eccetera.



Ci sono scuole dove bambini e insegnanti sono sottoposti all’esposizione continua di polveri sottili (aerei che per atterrare planano a pochi metri, è il caso di dirlo, dal tetto scolastico), e a livelli di radon (gas pericoloso) parecchio oltre la norma. Problemi da anni segnalati, ma mai presi in considerazione. C’è una legge europea che impone la messa a norma degli edifici. Ma, appunto, abbiamo comprato troppi elicotteri da guerra, e alla scuola le risorse è usuale toglierle (senza ridargliele, se non è privata).

Che poi, nelle stesse scuole, piova, che i muri portanti siano intrisi d’acqua, che cada l’intonaco in testa ai bambini nella mensa (dove le pareti sono ricoperte di muffa), alla fine è il problema minore. Se praticamente tutte e tutti le/gli insegnanti stiano male (anche le più giovani), pazienza, tanto sono solo insegnanti, secondo il moralizzatore-dai-tre-stipendi comunque guadagnano troppo e lavorano poco, se lo meritano. Ma che i bambini mangino in mense con la muffa per l’umidità e respirino per otto ore il radon e le polveri sottili, importa a qualcuno?
Le segnalazioni vengono fatte in quantità, dai dirigenti scolastici. E’ tuttavia drammaticamente probabile che la sola segnalazione che consentirà di ricostruire A NORMA scuole che sono un’indecenza igienica e, in quanto luoghi che ospitano bambine e bambini, anche una vergogna morale ed etica, è forse quella dei vari tg che annunceranno l’ennesima ‘fatalità’.


Gocce di pioggia fuori, macchie di umidità dentro: ma il temporale c'era stato il giorno prima

E allora continuiamo a raccogliere materiale, video, ad inviare segnalazioni. Almeno, non diranno che, sotto sotto, la responsabilità è (tanto per cambiare) degli insegnanti che non avevano segnalato…
Continueranno tutti, però, compreso il datore di lavoro dei telegiornali da spettacolo (neanche i peggiori, visto certe rassegne di veline giornalistiche), ad inventarsi stanziamenti per le scuole dopo aver fatto passare di prepotenza riforme che tolgono fondi alle scuole (pubbliche), e continueranno a invocare la mancanza di risorse mentre nessuno tra i velini pseudo-giornalisti avrà la dignità di ricordargli che, prima di bombardare le scuole altrui, si potrebbero almeno sistemare le proprie. Ma a chi fa comodo l’educazione?


Muro (portante?) dopo un anno dai lavori


E le solite insegnanti-ragazzine, che pretendono?


"Scrivo a chi come me ha ancora sensibilità e cerca di vivere la scuolacome arricchimento sotto molteplici punti di vista umani, sociali, professionali e tanto altro che non sto qui ad elencare. Sono profondamente indignata dopo il crollo del soffitto nella scuola di Rivoli e altrettanto per le dichiarazioni fatte in merito dal Presidente delConsiglio il quale ha affermato che quanto è accaduto risulta frutto di una fatalità. Con quale scarso senso di responsabilità si può dire che dipende dal fato se un soffitto crolla su dei ragazzi all'interno di una scuola uccidendo un giovane e ferendone altri tra cui uno in modo grave, se ce la fa forse rimane paralizzato! Come si può affermare che tutto ciò non era prevedibile in quanto gli insegnanti ci facevano regolarmente lezione senza denunciare il probabile pericolo! Forse allo stato attuale gli insegnanti oltre a formare insieme alla famiglia gli alunni, ad insegnare il sapere , ad essere divenuti tuttologi, ad essere fannulloni, ad andare al lavoro in precarie condizioni di salute, in quanto mancano i soldi per le sostituzioni, devono altresì divenire tecnici, geometri e cos'altro ancora per garantire la propria sicurezza e quella degli alunni a loro affidati. Io credo senza condizioni che ciò accaduto a Rivoli non è una fatalità ma un evento tragico dovuto alla scarsa e continua disattenzione nei confronti della scuola pubblica dove non si investe ma si taglia su tutto con la scusa degli sprechi e della razionalizzazione. Nella scuola dove lavoro si denuncia in continuazione la mancanza di sicurezza dovuta all'inadeguatezza dell'edificio ma nessuno di chi di dovere si muove! Eppure Bertolaso ha detto che i soldi stanziati per la sicurezza degli edifici scolastici, all'indomani del crollo di SanGiuliano sono ancora da spendere perché le commissioni devono scegliere quali sono le scuole meno sicure e che hanno la priorità per gli interventi. SONO PASSATI CINQUE ANNI!!! Chissà se i genitori, i familiari, i compagni e i docenti del ragazzo deceduto pensano che sia stata una fatalità. Chissà se la sua famiglia pensa che è una fatalità non vedere più il suo sorriso, non sentire più la sua voce, non percepire più la sua presenza in casa, non potere progettare il suo futuro insieme. E per il ragazzo che lotta tra la vita e la morte chissà se i genitori pensano che sia una fatalità aspettare, pregare e sperare in buone notizie per il proprio figlio e chiedere a chi può più di noi di farlo ritornare come era la mattina prima di entrare nella scuola che dovrebbe essere stato un luogo che accoglie tutti in sicurezza. Io molto umilmente penso che tutto ciò è TRAGEDIA-DOLORE-LUTTO-SOFFERENZA ma non fatalità e che probabilmente si sarebbe potuto evitare. L'impressione è che stiamo diventando sempre di più figli di un dio minore. Chiedo scusa per lo sfogo e chiedo anche di essere uniti non solo per garantire il diritto allo studio, al futuro ma anche alla sicurezza. Vigiliamo e denunciamo perché non accadano più eventi così tragici. Un pensiero di LUCE alla famiglia di Vito che ci ha lasciato e a tutte lepersone che stanno soffrendo per il disastro dovuto al crollo del soffitto che l'amore e la forza ad andare avanti siano con loro, specialmente per i ragazzi della scuola.
Buonanotte, A."