domenica 26 ottobre 2008

DOVERE DI INSEGNANTE, DOVERE DI UOMO


Davanti al plotone di esecuzione che stava per ammazzarlo con la sua classe di Quinta elementare, il docente aprì il libro e si mise a fare lezione. L’ufficiale nazista si fece avanti e gli chiese cosa stesse facendo. ‘Io sto facendo il mio dovere di uomo’ - rispose l’insegnante – ‘adesso voi fate quello che dovete fare’.
Kragujevac, Serbia, 1941. La Storia lo racconta, ma in pochi la ascoltano, perché non basta essere vincitori per scrivere la Storia, dipende anche da come hai vinto, perché hai vinto e se, dopo la vittoria, ti conformi a un ordine, a un altro o magari a nessun ordine. Così, l’eccidio di Kragujevac, il rastrellamento nelle classi elementari, lo sterminio di massa, la fucilazione di insegnanti, alunne e alunni, lo conoscono in pochi. Così come lo sterminio dei 300 lustrascarpe rom, che, sempre in quei luoghi, si erano rifiutati di lustrare le scarpe ai nazisti. Rimangono due monumenti, laggiù a Kragujevac, nel ‘parco della rimembranza’. Le ali spezzate.
Cosa c’entra questa storia, a parte la ricorrenza dell’anniversario (era ottobre, il 20 ottobre)? E’ blasfemo accostare un episodio simile a quanto sta accadendo in questi giorni, in questo periodo storico?
Forse no, perché quando dimentichi il passato sei costretto a riviverlo. E i nostri giorni assomigliano troppo a quelli che portarono anche a quel disastro. La guerra è sempre stata utile strumento, in periodi come questo; nulla di meglio per sfogare, indirizzandola ‘convenientemente’, la rabbia delle masse, per risollevare l’economia, per tutto il resto. Conta poco riflettere che, con le armi di cui dispongono oggi certi governi, la guerra durerebbe poco e non ci sarebbero sopravvissuti. Quelle armi non le useranno, i furbastri. O forse le useranno per sbaglio, e tanti saluti.
Non è pessimismo confrontare i periodi storici, mentre parliamo di insegnanti. Chi altri ha il dovere e l’opportunità di combattere la battaglia contro i mali origine di tutti i disastri? Ignoranza, pregiudizi, disinformazione, conformismo… I genitori lo fanno, o dovrebbero farlo, per istinto, ma i valori primari dell’educazione, quelli della morale, si possono confrontare, verificare e divenire etica di convivenza solo insieme con altre persone, in un ambiente protetto. E quale luogo migliore della scuola?
Socrate chiedeva a chi facesse comodo l’educazione. A chi ha mai fatto comodo, da quando l’etica dominante è quella del profitto, dello sfruttamento, della competizione e del dominio?
Quando, durante la guerra civile spagnola, i franchisti entravano in un paese, ammazzavano subito i maestri elementari. In Nicaragua, dopo la vittoria sandinista, i 'contras' (organizzati dagli Usa) assassinarono gli insegnanti di scuola elementare (io lo appresi anni fa, frequentando alcune riunioni della Rete Radie Resch).
Perché gli insegnanti fanno tanta paura? Perché l’educazione fa paura a chi comanda, perché educare significa rendere libero l’altro, libero di andare anche contro di te. Lo sapeva Nietzsche (La parte dell'umanità di un maestro, mettere in guardia i propri discepoli contro se stesso). Lo sapeva Tommaso d’Aquino, quanto importante fosse il maestro (cfr. il suo de magistro). Il maestro di Tommaso d’Aquino, però, non era solo un educatore, era un uomo completo. Il suo sapere explicite et perfecte portava all’autonomia dell’altro, del discente. Autonomia vuol dire libertà di scegliere dopo aver potuto ragionare sulle alternative senza condizionamenti, o in grado di riconoscere quei condizionamenti più pericolosi.
Ma chi ragiona prima di agire, non va in guerra contro il suo prossimo, non crede alle fosse comuni che non sono state mai trovate (Kosovo docet), non vota per mafiosi e delinquenti (cfr. i dati su tutti i condannati e inquisiti del parlamento, non solo quelli ‘eccellenti’ e ben conosciuti). Chi ragiona con la sua testa non tollera che un poveraccio vada in galera per una sciocchezza e altri godano di impunità immeritate. Chi ragiona con la sua testa non compra un prodotto perché lo pubblicizza una ragazza in bikini, non manda i figli a fare le belle statuine in divisa e fiocco, davanti ad un personaggio politico palesemente ignaro degli argomenti di cui parlava, e sui quali ha legiferato senza confrontarsi con gente almeno un pochino competente (l’Adoc ha chiesto di verificare quanto avvenuto in quella trasmissione, a proposito di chi strumentalizza i bambini: http://www.adoc.org/index/it/comunicati.show/sku/3932/TUTELA+MINORI%3A+Adoc%2C.html ).
Chi ragiona con la sua testa ama la logica: così non tollera che si parli di ‘tolleranza zero’ contro gli immigrati mentre un rumeno sfruttato gli ristruttura casa a due lire (euro), mentre gli immigrati sostengono l’economia; non sopporta che i bambini stranieri siano ghettizzati, non accetta che si chiedano punizioni e bocciature a vanvera contro i ragazzi ‘bulli’, mentre i politici (coloro che dovrebbero essere i migliori tra i cittadini) parlano a casaccio di fucili caldi e guerre civili, facciano le corna nelle manifestazioni internazionali, si insultino in televisione. Chi ragiona, prova rabbia a sentire quanta ignoranza e quanto scarso senso dello Stato, quanta maleducazione e incompetenza ci siano in coloro che ci rappresentano e che fanno le leggi, e non li voterebbe più. E non voterebbe nemmeno le facce di bronzo che sono contro, ‘ma anche’ a favore, se l’occasione lo richiede, se la convenienza lo richiede. Chi ragiona ama la logica, e chiederebbe ai ministri ‘moralizzatori’, che considerano eccessivi i miseri stipendi degli insegnanti, perché mai proprio loro, i ‘moralizzatori’, non rinuncino ai due stipendi che percepiscono, due stipendi altissimi (magari ‘integrati’ da ulteriori stipendi da professori universitari). In passato, c’è chi ha avuto la dignità di farlo, scegliendo tra lo stipendio da ministro o quello da parlamentare. C’è stato anche un certo Francesco Babusci, operaio, che, eletto consigliere regionale del Lazio, dovette impegnarsi di persona perché voleva a tutti i costi bloccare la pensione da operaio che continuava a percepire e che riteneva incompatibile con la sua attività di politico eletto. Ma appunto, in questo caso si parla di uomini, e di dignità.
La lista è infinita. Chi ragiona con la sua testa, non sopporta nemmeno che i figli vadano in una scuola dove alcuni (e sempre meno, per fortuna) insegnanti proclamano che ‘loro non fanno politica’. Perché la politica è arte e scienza della convivenza, e se un insegnante non fa politica, non educa. Chi ragiona con la propria testa e in piena consapevolezza è probabilmente soddisfatto che, mentre sta per scattare la sistematica distruzione dell’Iraq, alcuni insegnanti favoriscano lo scambio di lettere coi 'nemici', i bambini iracheni (al tempo, con i gemellaggi scolastici del ‘Ponte per’).
I bambini devono imparare la vera politica, quella fondata sull’etica della convivenza, ma come è possibile quando i politici sono figure di così basso spessore? Un politico francese che, a suo tempo, era riuscito nell’impresa di recuperare nei sondaggi in maniera miracolosa, e che per poco non aveva realizzato l’impresa, avendo perso si dimise, quando aveva di fronte a sé una carriera sfolgorante. Da noi, nemmeno la sconfitta più umiliante è sufficiente a certi politici per ritirarsi a vita privata. Troppi privilegi da perdere.
Il maestro davanti al nazista fece il suo dovere di uomo, non quello di insegnante, perché non c’era differenza. Non poteva, da uomo, smettere di fare il suo dovere, dando un’ultima lezione anche a quell’ufficiale nazista. Che ne pensa, il vecchio signore che in un’intervista ha consigliato (lui che evidentemente se ne intende) di bastonare soprattutto i docenti (cfr. intervista del 23 ottobre-2008, fonte:Giorno/Resto/Nazione, o anche http://www.francarame.it/node/970.)?
Forse è solo l’inizio. Per questo è bene ricordare la Storia.

La poetessa Desanka Maksimovic così racconta la vicenda di Kragujevac.Sessantasette anni fa...
FIABA CRUENTA di Desanka Maksimovic
Avvenne in un paese di contadini
nella Balcania montuosa:
una compagnia di alunni
in un giorno solo morì
di morte gloriosa.
Avevano tutti la stessa età,
scorrevano uguali per tutti
i giorni di scuola,
andavano alle cerimonie in compagnia,
li vaccinavano tutti
contro la stessa malattia.
Morirono tutti in una giornata sola.
Avvenne in un paese di contadini
nella Balcania montuosa:
una compagnia di alunni
in un solo giorno morì
di morte gloriosa.
Cinquantacinque minuti prima
che la morte se li portasse via
sedevano sui banchi di scuola
i ragazzi della piccola compagnia,
e con lo stesso compito assillante;
andando a piedi, quanto
impiega un viandante
e così via.
Erano pieni delle stesse cifre
i loro pensieri,
e nei quaderni, dentro la cartella,
giacevano assurdi innumerevoli
i cinque e gli zeri
Stringevano in saccoccia con ardore
una manciata di comuni sogni,
di comuni segreti
patriottici e d'amore.
E ognuno, lieto della propria aurora,
credeva di poter correre molto
tanto ancora
sotto l'azzurro tetto rotondo
fino a risolvere
tutti i compiti di questo mondo.
Avvenne in un paese di contadini
nella Balcania montuosa:
una compagnia di alunni
in un giorno solo morì
di morte gloriosa.
File intere di ragazzi
Si presero per mano
e, dall'ultima ora di scuola,
si avviarono alla fucilazione
calmi, col cuore forte,
come se nulla fosse la morte.
File intere di compagni
salirono nella stessa ora
verso l'eterna dimora.

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